DAN significa "Livello" o "Grado". Nelle arti marziali Giapponesi viene utilizzato per evidenziare i diversi livelli di abilità, capacità ed esperienza. Sono in odine crescente e
sono caratterizzati dal passaggio alla cintura nera.
Il DOJO è la palestra, il luogo dove si pratica il KARATE DO. Il senso letterario può essere "Palazzo dove vi è una Scuola" oppure "La Stanza in cui si
Pratica".
DO significa "Via" e JO significa "Posto" o "Luogo".
In questo caso bisogna sottolineare come con il termine "Via" si intenda un percorso di crescita spirituale e fisica.
Si entra in una dimensione diversa, dove la vita è un percorso che inizia con la nascita e termina con la morte, una strada a senso unica dove bisogna sempre dare il meglio di noi stessi con
onore, coraggio e consapevolezza nelle proprie capacità per affrontare le difficoltà che la vita ci potrebbe riservare nel suo incedere.
Non fare del proprio meglio nel proprio DOJO significa perdere il proprio tempo inteso come spazio nella vita.
Il DOJO diventa il luogo di tante amicizie, di dure giornate di lavoro, un luogo dove si festeggia e ci si aiuta nei momenti di difficoltà.
Il saluto iniziale, molto spesso dimenticato da molti, non deve essere una formalità ma un modo per rispettare il luogo e le persone che vivono con noi la pratica del KARATE
DO.
La parola GI in Giapponese significa "Abito", per cui il KARATEGI è l'abito, il kimono con cui si pratica il KARATE DO.
Il kimono è di colore bianco per indicare la purezza mentre sul cuore si trova il simbolo della J.K.A., la più prestigiosa e importante scuola di karate tradizionale con sede a Tokyo e ufficialmente riconosciuta dal Governo Giapponese.
Avere cura del proprio kimono riflette il nostro carattere e la nostra personalità.
Spesso i praticanti di KARATE DO emettono un grido quando eseguono delle tecniche.
Secondo la filosofia orientale il KI è una forma energetica che fluisce nel corpo e permette di mutarne lo stato. Tutti hanno il KI ma deve essere canalizzato
correttamente.
KI indica quindi "L'Energia Vitale" e AI può essere tradotto come "Unione", unione tra la propria energia vitale e la natura grazie ad una profonda
espirazione prodotta dalla contrazione della muscolatura addominale e respiratoria. La tradizione fa risiedere la vitalità fisica nel TANDEN.
Un'altra componente del KIAI è quella psicologica. Il grido è intimamente connesso con le emozioni individuali; quando le nostre normali risorse non possono farci superare
l'ostacolo la forza e la volontà possono essere ampliate solo con l'esasperazione delle emozioni.
E' importante che i giovani abbiano rispetto per i più anziani, ma è altrettanto importante, in misura diversa, che gli anziani abbiano la responsabilità dei più giovani.
L'ideogramma KO significa "Che Sta Dietro" mentre quello HAI significa "Gruppo di Persone".
Il più anziano ha il dovere morale di mantenere viva la motivazione nei giovani all'interno della scuola.
MOKU significa "silenzio" e SO significa "pensare", bisogna quindi nel memento di massima concentrazione essere pienamente consapevoli dei propri pensieri. Se si
analizza l'ideogramma SO contiene parti di un occhio e della mente che messi insieme significa guardare nel proprio cuore.
Durante la pratica del MOKUSO, prima della lezione, si mette a fuoco la via per praticare il KARATE DO. Alla fine della lezione si crea, invece un momento di
stacco dalla vita, per apprezzarne nella propria interezza la sua essenza.
Molti la sentono dire, lo ripetono, lo gridano e la sussurrano piano ma pochi ne conoscono il reale significato.
L'ideogramma O significa "spingere" e simbolizza il massimo dello sforzo che una persona è in grado di fare, mentre la parola SU significa "perseverare
tenacemente".
OSU diventa un impegno morale a far sempre meglio.
Inoltre il termine SU viene raffigurato da due radici "lama" e "cuore", l'idea di rimanere in silenzio anche se il cuore viene trafitto da una lama è un'immagine molto
significativa della cultura Giapponese.
Si inizia e si finisce sempre con il saluto, rispetto per tutto ciò che ci circonda.
Significa "divinità" e "bontà", in pratica significa apprezzare la buona fortuna.
I rapporti interpersonali sono strutturati sul rispetto delle regole sociali, non tutti hanno la fortuna di praticare il KARATE DO, per cui la possibilità di applicare le nostre
regole fuori dal dojo ci permette di condurre una vita rispettosa.
Star seduti in modo corretto fa parte della tradizione giapponese.
La forma corretta è con le ginocchia in appoggio al pavimento con il dorso del piede disteso, il piede destro sopra il sinistro, i glutei in appoggio sui talloni, la colonna vertebrale diritta
con le spalle rilassate, la mani sulle cosce, le quali sonio unite per le donne e leggermente distanziate per gli uomini, il mento in leggera retrazione e la testa che tende verso l'alto.
Il significato di SENPAI è simile a quella del termine SENSEI.
SEN indica "colui che precede" e PAI significa "gruppo di persone", il senpai quindi ha delle responsabilità all'interno del proprio dojo, deve essere di aiuto
ai giovani per superare le difficoltà ed essere sempre di esempio.
La parola si compone del termine SEN che significa "colui che precede" e la parola SEI che indica il termine "vita".
Il SENSEI quindi è colui che guida la palestra, il praticante più anziano. Colui che insegna e rispetta, sia dentro che fuori dal dojo, le regole del KARATE
DO.
Lo SHOMEN, deve essere considerato come il lato più importante in un dojo, in quanto è il lato che il praticante "saluta" e che da una reale identità alla scuola.
Sullo SHOMEN si espongono le foto dei maestri, dei fondatori della scuola e di tutti quei praticanti che, nel corso della vita, hanno dato un significato alla
scuola e che oggi ci hanno lasciati.
Il primo ideogramma SHO significa "proprio", "corretto" mentre il secondo MEN indica "lato" o "facciata".
Il TANDEN è una zona posta in zona addominale appena sotto l'ombelico, è in questa zona che si forma l'energia vitale, il KI.
TAN significa "essenza" mentre DEN significa "campo di riso", quindi in realtà non si indica un punto ma una zona ben più ampia.
La tecnica deve sempre avere origine dal TANDEN, per esprimere la massima efficacia.
Letteralmente significa "pronto". Il primo ideogramma YO significa "uso" o "utilizzo" mentre il secondo I significa "volontà" o "motivazione".
Indica l'idea di essere sempre pronti sia fisicamente che mentalmente.
Lo ZANSHIN è uno stato mentale, indica la corretta concentrazione.
Nel momento in cui finiamo una tecnica rimaniamo "presenti" anche mentre ritorniamo nella posizione di partenza, dobbiamo avere la certezza che la situazione sia sotto
controllo.
La parola nasce dal termine ZAN che significa "lasciare" e il termine SHIN che significa "mente" o "coscienza". Si può intendere come un momento di vigilanza
continua.
Nella vita quotidiana ci insegna a non fare le cose in modo frettoloso ma a curarne tutti i dettagli e i minimi particolari. Fare qualcosa significa farla bene facendoci guidare dal
raggiungimento dell'obiettivo.